[St. 15-18] |
libro ii. canto vi |
103 |
Le chiome intorno se gli odìan suonare,
Che erano apprese de l’acqua gelata;
Lui non mostrava de ciò più curare,
Come fusse alla ciambra ben serrata.
Il suo naviglio è sparso per il mare,
Che insieme era venuto di brigata;
Ma non puote durare a quella prova:
Dov’è una nave, l’altra non si trova.1
Lasciamo Rodamonte in questo mare,
Che dentro vi è condutto a tal partito:
Ben presto il tutto vi vorò contare;
Ma perchè abbiati il fatto ben compito,
Di Carlo Mano mi convien narrare,
Che avea questo passaggio presentito,
E benchè poco ne tema, o nïente,
Avea chiamata in corte la sua gente.
E disse a lor: Segnori, io aggio nova2
Che guerra ci vuol fare il re Agramante.
Nè lo spaventa la dolente prova,
Ove fur morte de sue gente tante;
Nè par che dalla impresa lo rimova
L’esempio de suo patre e de Agolante,3
Che morti fur da noi con vigoria:
Or ne viene esso a fargli compagnia.
Ma pure in ogni forma ce bisogna
Guarnir per tutto il regno a bona scorta,
Perchè, oltra al vituperio e alla vergogna,
La trista guarda spesso danno porta.
Costor verranno o per terra in Guascogna,
O per mare in Provenza, o ad Acquamorta,4
E però voglio che con gente armata
Ogni frontiera sia chiusa e guardata.
- ↑ P. I.
- ↑ P. E. — T. e Ml. alhor.
- ↑ T. e Mr. omm. e; Ml. e de.
- ↑ T. e Mr. da A.; P. o in A.