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100 orlando innamorato [St. 3-6]

         Più de un mese di tempo avea già perso
     De quindi in Sarza, che è terra lontana,
     E poi che è gionto, egli ha vento diverso,
     Sempre Greco o Maestro o Tramontana;
     Ma lui destina o ver di esser sumerso,
     O ver passare in terra cristïana,
     Dicendo a’ marinari et al patrone
     Che vol passare, o voglia il vento, o none.

         Soffia, vento, dicea, se sai soffiare,
     Chè questa notte pure ne vo’ gire;1
     Io non son tuo vassallo e non del mare,
     Che me possiati a forza retenire;
     Solo Agramante mi può comandare,
     Et io contento son de l’ubidire:2
     Sol de obedire a lui sempre mi piace
     Perchè è guerrero, e mai non amò pace.

         Così dicendo chiamò un suo parone
     Che è di Moroco et è tutto canuto;
     Scombrano chiamato era quel vecchione,
     Esperto di quella arte e proveduto.
     Rodamonte dicea: Per qual cagione
     M’hai tu qua tanto tempo ritenuto?
     Già son sei giorni, a te forse par poco,
     Ma sei Provenze avria già posto in foco.3

         Sì che provedi alla sera presente
     Che queste nave sian poste a passaggio,
     Nè volere esser più di me prudente,
     Chè, s’io me anego, mio serà il dannaggio;
     E se perisce tutta l’altra gente,
     Questo è il minor pensier che nel core aggio,
     Perchè, quando io serò del mare in fondo,
     Voria tirarmi adosso tutto il mondo.

  1. P. pur me ne.
  2. Ml. del obedire; T, de lubidire; Mr. de ob; P. sono di ob.
  3. T. provenze.