[St. 63-66] |
libro ii. canto v |
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Sì che, figlio mio caro, io te scongiuro
Per nostro amore e tua virtù soprana,
Che non ti para questo fatto duro
Di ritrovar Gradasso in Sericana;
E questa sera, come il cel sia scuro,
Potrai callar nell’oste in su la piana,
Chè quella gente ne stima sì poco,
Che non fa guarda al campo in verun loco.
Sacripante non fie’ molte parole,
Come colui che ha voglia de servire,
E de altro nella mente non si dole,
Se non che presto non si può partire;
Ma come a ponto fu nascoso il sole,
E cominciosse il celo ad oscurire,
Iscognosciuto, come peregrino,
Per mezo l’oste prese il suo camino.
Nè mai sopra di lui fu riguardato;
Va di gran passo e porta il suo bordone,
Ma sotto la schiavina è bene armato
Di bona piastra, et ha il brando al gallone.
Rimase Galafrone assedïato
Con la sua figlia nel forte girone;
E Sacripante, che de andare ha cura,
Trovò nel suo vïaggio alta ventura.
Questa odirete, come l’altre cose
Che insieme tutte quante sono agionte.
E seran ben delle meravigliose,1
Perchè fu in India al Sasso della Fonte;
Ma primamente, gente dilettose,
Io ve vorò contar di Rodamonte:2
Di Rodamonte vo’ contarvi in prima,3
Che una vil foglia il suo Macon non stima;
- ↑ Mr. omm. ben.
- ↑ Ml., Mr. e P. cantar.
- ↑ Ml., Mr. e P. cantarvi.