[St. 39-42] |
libro ii. canto v |
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Così dicea Brunello in la sua mente,
E vede a Sacripante quel destriero,
Il qual da parte si stava dolente
Avendo del suo regno gran pensiero,
Che gli parea vedere in foco ardente,
Come contato avea quel messaggiero;
E tal doglia di questo ha Sacripante,
Che non se avede quel che abbi davante.1
Diceva lo Africano: Or che omo è questo
Che dorme in piede, et ha sì bon ronzone?
Per altra volta io lo farò più desto.
E prese in questo dire un gran troncone,
E la cingia disciolse presto presto,
E pose il legno sotto dello arcione;
Nè prima Sacripante se ne avede,
Che quel se parte, e lui rimane a piede.
A questa cosa mirava Marfisa,
Et avea preso tanta meraviglia,
Che, come fosse dal spirto divisa,
Stringea la bocca et alciava le ciglia.
Il ladro la trovò tutta improvisa
In tal pensiero, e la spata li piglia;
Quella attamente li trasse di mano,
E via spronando fugge per il piano.
Marfisa il segue e cridando il minaccia,2
Giotton, dicendo, e’ ti costarà cara!
Ma lui si volta e fagli un fico in faccia,3
E fuggendo dicea: Così se impara!
Il campo è tutto in arme e costui caccia,
Cridando: Piglia! piglia! para! para!
Ma lui, che si trovava un tal destriero,
De lo esser preso avea poco pensiero.
- ↑ Ml. che glie; Mr. che egli abbi; P. ch’egli ha.
- ↑ Ml. e Mr. siegue.
- ↑ Ml. e P. si volta; Mr. se volto.