[St. 83-86] |
libro i. canto iv |
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Gradasso quasi un miglio l’ha seguìto,
Chè ad ogni modo lo volea pigliare;
Ma poi che for di vista gli fu uscito,
È delibrato adrieto ritornare.
Ora Ranaldo se fu risentito,
E ben destina de se vendicare.
Non è Gradasso rivoltato apena,
Ranaldo un colpo ad ambe man li mena,
Sopra de l’elmo, con tanto furore,
Che ben li fece batter dente a dente.
Tra sè ridendo, quel re di valore
Dicea: Questo è un demonio veramente.
Quando egli ha il peggio e quando egli ha il megliore,
Ognior cerca la briga parimente.
Ma sempre mai non li andarà ben còlta:
Se non adesso, il giongo un’altra volta.
Così parlando quel Gradasso altiero
Li viene adosso con gli occhi infiammati.
Ranaldo tenìa l’occhio al tavoliero:
Sel bisogna, Segnor, non dimandati.[1]
Un colpo mena quel gigante fiero
Ad ambe mani, et ha i denti serrati.
Il baron nostro sta su la vedetta:
Trista sua vita se quel colpo aspetta!
Ma certamente e’ n’ebbe poca voglia;
Con un gran salto via se fu levato.
Radoppia il colpo il gigante con doglia;
Baiardo se gittò da l’altro lato.
Può fare Iddio ch’una volta non coglia?[2]
Diceva il re Gradasso disperato;
E mena ’l terzo; ma nulla li vale:
Sempre Baiardo par che metta l’ale.
- ↑ T. nol\ Mr. non il.
- ↑ P. nol.