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orlando innamorato |
[St. 59-62] |
L’un contra l’altre de’ baron se mosse,
Con forza grande e molta maistria.
Il menar delle spade e le percosse
Presso che un miglio nel bosco se odìa.
Or l’Argalia nel salto se riscosse,
Con la spada alta quanto più potia,
Fra sè dicendo: Io nol posso ferire,
Ma tramortito a terra il farò gire.
Menando il colpo l’Argalia minaccia,
Che certamente l’averia stordito;
Ma Feraguto adosso a lui se caccia,
E l’un con l’altro presto fu gremito.
Più forte è lo Argalia molto di braccia,1
Più dextro è Feraguto e più expedito.
Or alla fin, non pur così di botto,
Feragù l’Argalia mésse di sotto.
Ma come quel che avea possanza molta,
Tenendo Feragù forte abracciato
Così per terra di sopra se volta,
Battelo in fronte col guanto ferrato.2
Ma Feragù la daga avea in man tolta,
E sotto al loco dove non è armato,3
Per l’anguinaglia li passò al gallone.
Ah, Dio del cel, che gran compassïone!
Che se quel giovanetto aveva vita,
Non serìa stata persona più franca,
Nè di tal forza, nè cotanto ardita:
Altro che nostra Fede a quel non manca.
Or vede lui che sua vita ne è gita;4
E con voce angosciosa e molto stanca
Rivolto a Feragù disse: Un sol dono
Voglio da te, dapoi che morto sono.
- ↑ Mr. omm. è.
- ↑ T. Battello.
- ↑ P. sotto il.
- ↑ P. quel.