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orlando innamorato |
[St. 35-38] |
Era il sole alto e il giorno molto caldo,
Quando fu giunto alla fiorita riva
Pien di sudore il principe Ranaldo;
Ed invitato da quell’acqua viva,
Del suo Baiardo dismonta di saldo,
E de sete e de amor tutto se priva;
Perchè, bevendo quel freddo liquore,
Cangiosse tutto l’amoroso core.
E seco stesso pensa la viltade
Che sia a seguire una cosa sì vana;
Nè aprezia tanto più quella beltade,
Ch’egli estimava prima più che umana,
Anzi del tutto del pensier li cade;
Tanto è la forza de quella acqua strana!
E tanto nel voler se tramutava,
Che già del tutto Angelica odïava.
Fuor della selva con la mente altiera
Ritorna quel guerrer senza paura.
Così pensoso, gionse a una riviera
De un’acqua viva, cristallina e pura.
Tutti li fior che mostra primavera,
Avea quivi depinto la natura;1
E faceano ombra sopra a quella riva2
Un faggio, un pino ed una verde oliva.
Questa era la rivera dello amore.
Già non avea Merlin questa incantata;
Ma per la sua natura quel liquore
Torna la mente incesa e inamorata.
Più cavallieri antiqui per errore
Quella unda maledetta avean gustata;
Non la gustò Ranaldo, come odete,
Però che al fonte se ha tratto la sete.
- ↑ MI. Hav(e)ria.
- ↑ MI e P. accesa.