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52 orlando innamorato [St. 27-30]

        Astolfo era per ira in tanto errore,
     Che non stima de Carlo la presenza;
     Anzi diceva: Falso traditore,
     Che sei ben nato da quella semenza!
     Io te trarò del petto fora il core,
     In prima che de qui facciam partenza.
     Dicea Grifone a lui: Temote poco,
     Quando seremo fuor di questo loco.

        Ma qui me sottometto alla ragione,
     Per non far disonore al segnor mio.
     Segue il duca dicendo: Can felone,
     Ladro, ribaldo, maledetto e rio.
     Turbosse ne la faccia il re Carlone,
     Dicendo: Astolfo, per lo vero Iddio,
     Se non te adusi a parlar più cortese,
     Farotte costumato alle tue spese.

        Astolfo al re non attende de niente,1
     Sempre parlando con più vilania,
     Come colui che offeso è veramente,
     Advengachè altri ciò non intendia.
     Eccoti Anselmo, il conte fraudolente,
     Per mala sorte inanti gli venìa.
     Più non se puote Astolfo contenire,
     Ma con la spada quel corse a ferire.

        E certamente ben l’arebbe morto,
     Se non l’avesse il re Carlo diffeso.
     Or dà ciascuno ad Astolfo gran torto,
     E volse lo imperier ch’el fusse preso,
     E subito al castello a furia scorto.
     Nella pregion portato fu di peso,
     Dove di sua paccìa buon frutto tolse,2
     Perchè vi stette assai più che non volse.

  1. MI., Mr. e P. Ast. non li attende.
  2. P. colse.