Pagina:Boiardo - Orlando innamorato I.djvu/58

48 orlando innamorato [St. 11-14]

        Onde se pensa lui mo d’acquistare1
     Di quella giostra il trïonfale onore;
     E per voler più bella mostra fare,
     Con pompa grande e con molto valore,
     Undeci conti sieco fece armare,
     Chè di sua casa n’avea tratto il fiore.
     Va nanti a Carlo, e con parlar gagliardo
     Fa molta scusa del suo gionger tardo.

        O sì o no che Carlo l’accettasse,
     Io nol scio dir; pur gli fe’ bona ciera.
     Parme che Gano ad Astolfo mandasse:
     Poi che non gli è Pagano alla frontera,
     Che la giostra tra lor se terminasse;
     Perchè, essendo valente come egli era,
     Dovea agradir quante più gente vano
     A riscontrarlo, per gettarli al piano.2

        Astolfo, che è parlante di natura,
     Diceva al messo: Va, rispondi a Gano:
     Tra un Saracino e lui non pongo cura,
     Chè sempre il stimai peggio che pagano,
     De Dio nimico e d’ogni creatura,
     Traditor, falso, eretico e villano.
     Venga a sua posta, ch’io il stimo assai meno
     Che un sacconaccio di letame pieno.

        Il conte Gano che ode quella ingiuria,
     Nulla risponde; ma tutto fellone
     Verso de Astolfo se ne va con furia;
     E fra se stesso diceva: Giottone!
     Io te farò di zanze aver penuria.
     Ben se crede gettarlo dello arcione,3
     Perchè ciò far non gli era cosa nova,
     Ed altre volte avea fatto la prova.

  1. P. pensa al tutto d'
  2. P. donargli affanno.
  3. P. sè lo crede gittar.