[St. 7-10] |
libro i. canto iii |
47 |
Chi dice che la botta valorosa
De Astolfo il fece, ed a lui dànno il lodo.
Altri pur dice il ver, come è la cosa.
Chi sì, chi no; ciascun parla a suo modo.
Fu via portato in pena dolorosa
Il re Grandonio; il qual, sì com’io odo,
Occise Astolfo al fin per tal ferita,
Benchè ancor lui quel dì lasciò la vita.
Stavasi Astolfo nel rengo vincente,1
Et a sè stesso non lo credea quasi.
Eraci ancor della pagana gente2
Duo cavallier solamente rimasi,
Di re figlioli, e ciascadun valente,
Giasarte il bruno e ’l biondo Pilïasi.
Il padre de Giasarte avea acquistata
Tutta l’Arabia per forza de spata.
Ma quel de Pilïasi la Rossìa
Tutta avea presa, e sotto Tramontana
Tenea gran parte de la Tartaria,
E confinava al fiume della Tana.
Or, per non far più longa diceria,
Sol questi duo della fede pagana
Giostrorno con Astolfo, e in breve dire
L’un dopo l’altro per terra fe’ gire.3
In questo, un messo venne al conte Gano,
Dicendo che Grandonio era abbattuto.
Lui creder non può mai che quel Pagano4
Sia per Astolfo alla terra caduto;5
Anci pur stima e rendesi certano,
Che qualche caso strano intervenuto6
A quel gigante, fuor d’ogni pensata,
Sia stato la cagion di tal cascata.7
- ↑ T. e Mr. regno.
- ↑ T., MI. e P. Eranci.
- ↑ P. a terra li.
- ↑ P. Ei.
- ↑ P. per virtù de A. giù caduto.
- ↑ P. è intervenuto A quel gigante, e.
- ↑ T., MI. e P. stata.