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46 orlando innamorato [St. 3-6]

        Soffia di sticcia che pare un serpente,
     Et ebbe Astolfo da sè combiatato;
     E rivoltato nequitosamente,
     Arresta quel gran fusto e smisurato;
     E ben se crebbe lui certanamente
     Passarlo tutto, insin da l’altro lato,
     O de giettarlo morto in sul sabbione,
     O trarlo in duo cavezzi de l’arcione.

        Or ne viene il pagano furïoso.
     Astolfo contra lui è rivoltato,
     Pallido alquanto e nel cor pauroso,
     Bench’al morir più che a vergogna è dato.
     Così con corso pieno e ruïnoso
     Se è un barone e l’altro riscontrato.
     Cadde Grandonio; ed or pensar vi lasso
     Alla caduta qual fu quel fraccasso.

        Levosse un grido tanto smisurato,
     Che par che ’l mondo avampi e il cel ruini.
     Ciascun ch’è sopra a’ palchi, è in piè levato,
     E cridan tutti, grandi e piccolini.
     Ogni om quanto più può, s’è là pressato.
     Stanno smariti molto i Saracini;
     L’imperator, che in terra il Pagan vede,
     Vedendol steso a gli occhi soi non crede.

        Nella caduta che fece il gigante,
     Perchè egli uscì d’arcion dal lato manco,
     Quella ferita ch’egli ebbe davante,
     Quando scontrosse col marchese Franco,
     Tanto s’aperse, che questo Africante
     Rimase in terra tramortito e bianco,
     Sprizzando il sangue fuor con tanta vena,
     Che una fontana più d’acqua non mena.

2. T. e Mr. combiato; MI. scombiato. — 5. P. se crede allora certam. — 9. P. Ora.... il Pagan.— 14. MI., Mr. e P. è l'un barone. — 21. Mr. isteso; T., MI. e P. Vedendo istesso.