[St. 55-58] |
libro i. canto ii |
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Astolfo ne la piaza era tornato
Sopra a un portante e bianco palafreno;
Non avea arme, fuor che ’l brando a lato,
E tra le dame, con viso sereno,
Piacevolmente s’era solacciato,
Come quel che de motti è tutto pieno.
Ma mentre che lui ciancia, ecco Grifone1
Fu da Grandonio messo in sul sabbione.
Era costui di casa di Maganza,
Che porta in scudo azuro un falcon bianco.2
Crida Grandonio con molta arroganza:
O Cristïani, è già ciascadun stanco?
Non gli è chi faccia più colpo de lancia? 3
Allor se mosse Guido, il baron franco,
Quel de Borgogna, che porta il leone
Negro ne l’oro; e cadde dello arcione.4
Cadde per terra il possente Angelieri,
Che porta il drago a capo de donzella.
Avino, Avolio, Otone e Berlenzeri,5
L’un dopo l’altro fur tolti di sella.
L’acquila nera portan per cimeri,6
La insegna a tutti quattro era pur quella;
Ma il scudo a scacchi d’oro e de azuro era,
Come oggi ancora è l’arma di Bavera.
Ad Ugo di Marsilia diè la morte
Questo Grandonio, che è tanto gagliardo.
Quanto più giostra, più se mostra forte;
Abbatte Ricciardetto e il franco Alardo,
Svilaneggiando Carlo e la sua corte,
Chiamando ogni Cristian vile e codardo.
Ben sta turbato in faccia lo imperieri;
Eccoti gionto il marchese Olivieri.
- ↑ P. che qui.
- ↑ T., MI. e Mr. ommettono scudo.
- ↑ MI., Mr. e P. vi è.
- ↑ T. MI. Mr. cade; e cosi al v. 17.
- ↑ T. avorio; Mr. avoio.
- ↑ MI. Mr. negra.