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orlando innamorato |
[St. 3-6] |
Rispose il franco conte: In veritate,
Nella mia mente non posso pensare,
Non che aprir gli occhi a tanta crudeltate;
In ogni modo la voglio campare,
Nè credo che abbi in te tanta viltate,
Che a questa cosa debbi contrastare.
Se offeso sei e di vendetta hai brama,
Ciò non conviene oprar sopra a una dama.
— Questa donzella, disse il cavalliero
Fo sempre sì crudele e dispietata,
E tanto vana e d’animo leggiero,
Che drittamente è quivi condennata.
Ma tu forse, baron, tu forastiero,
Non sciai la istoria di questa contrata,1
Però pietà te muove a dar soccorso
A quella che è crudel più che alcuno orso.
Ascolta, ch’io te prego, in qual mainera,
Ben iustamente e per dritta ragione
Fosse nel pino impesa quella fiera.
Lei nacque meco in una regïone,
E fo per sua beltade tanto altiera,
Che mai non fo mirato alcun pavone
Che avesse più superbia nella coda,
Quando la sparge al sole et ha chi ’l loda.
Origille è il suo nome, e la citade
Dove nascemmo Batria è nominata.2
Io l’amai sempre dalla prima etade,
Come piacque a mia sorte isventurata;
Lei or con sdegni, or con finta pietade,
Promettendo e negando alcuna fiata,
Me incese di tal fiamma a poco a poco,
Che tutto ardevo, anzi ero io tutto un foco.3
- ↑ P. sei forestiero, Nè.
- ↑ T. nascemo; Mr. nasemo.
- ↑ P. omm. io.