[St. 55-58] |
libro i. canto xxvii |
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E benchè fusse d’animo virile,
E non temesse il mondo tutto quanto,
Pur tutte l’arme guarda per sotile,
Ambedue le scarpette e ciascun guanto;
Chè ben cognosce il cavallier gentile
Che ’l suo inimico si donava il vanto
D’alta prodezza in ogni baronaggio;
Però non vôl ch’egli abbia alcun vantaggio.
Poi che di piastra fu tutto coperto
Et ebbe il suo bon brando al fianco cinto,
Angelica la bella gli ebbe offerto
Un cimiero alto e un scudo d’ôr destinto.
Era il cimiero uno arboscello inserto,
E il scudo a tale insegna ancor dipinto.
L’elmo s’allaccia quel baron soprano,
Monta a destriero e prende l’asta in mano.
Li altri, per fare ad esso compagnia,
Senza arme in dosso giù calarno al piano;
Quivi Aquilante e Grifon se vedìa,
Brandimarte vien presso e il re Ballano;1
Il conte dopo questi ne venia,
Et Angelica seco a mano a mano,
Sopra d’un palafren bianco et amblante;
Il re Adrïan vien dietro e Sacripante.
Rimase nella rocca Galafrone,
E seco Chiarïon, che era ferito.
Or diciamo de Orlando campïone:
Come fo gionto nel prato fiorito,
Sonando il corno sfida il fio d’Amone,
Qual già nella campagna era apparito
Tutto coperto a piastra e maglia fina;
E seco al par Marfisa la regina.