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474 orlando innamorato [St. 43-46]

         E lui se parte, et al campo se accosta,
     Benchè sia oscuro il cel, come io vi conto;
     E fece alla regina la proposta,
     Come davante a lei fo prima gionto.
     Ebbe subito grata e tal risposta,
     Qual seppe dimandare a ponto a ponto;
     La littra è suggillata, e con bel dire
     Fu ogniom securo al ritornare e al gire.

         Ogni stella del celo era partita,
     Fuor quella che va sempre al sol davante;
     E la rugiada per l’aria fiorita
     Se vedea cristallina e lustrigiante;
     Il celo, a la bell’alba ora apparita,
     D’oro e di rose avea preso sembiante;
     E, per dir questo in simplice parole,
     La notte è gita e non è gionto il sole,

         Quando la dama, mossa di quel caldo[1]
     Che agiaccia l’intelletto et arde il core,
     De Angelica dico io, che per Ranaldo
     Se consumava nel foco d’amore,
     Fuora del letto se levò di saldo,
     E non aspetta il giorno o il suo splendore;
     Chè ogni altro tempo li par speso invano
     Fuor che a vedere il sir de Montealbano.

         E poi che seppe, come io ve contai,
     Che esso nel campo al basso dimorava,
     Tutta la notte non dormì giamai,
     Nè prese possa, e sol di lui pensava.
     Sperando in zoia e sospirando in guai,
     L’alba serena e il bel giorno aspettava,[2]
     Però che ogni sua voglia e suo desire
     È di veder Ranaldo, e poi morire.

  1. Ml. e P. da.
  2. T. e Mr. e.