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orlando innamorato |
[St. 43-46] |
E lui se parte, et al campo se accosta,
Benchè sia oscuro il cel, come io vi conto;
E fece alla regina la proposta,
Come davante a lei fo prima gionto.
Ebbe subito grata e tal risposta,
Qual seppe dimandare a ponto a ponto;
La littra è suggillata, e con bel dire
Fu ogniom securo al ritornare e al gire.
Ogni stella del celo era partita,
Fuor quella che va sempre al sol davante;
E la rugiada per l’aria fiorita
Se vedea cristallina e lustrigiante;
Il celo, a la bell’alba ora apparita,
D’oro e di rose avea preso sembiante;
E, per dir questo in simplice parole,
La notte è gita e non è gionto il sole,
Quando la dama, mossa di quel caldo[1]
Che agiaccia l’intelletto et arde il core,
De Angelica dico io, che per Ranaldo
Se consumava nel foco d’amore,
Fuora del letto se levò di saldo,
E non aspetta il giorno o il suo splendore;
Chè ogni altro tempo li par speso invano
Fuor che a vedere il sir de Montealbano.
E poi che seppe, come io ve contai,
Che esso nel campo al basso dimorava,
Tutta la notte non dormì giamai,
Nè prese possa, e sol di lui pensava.
Sperando in zoia e sospirando in guai,
L’alba serena e il bel giorno aspettava,[2]
Però che ogni sua voglia e suo desire
È di veder Ranaldo, e poi morire.
- ↑ Ml. e P. da.
- ↑ T. e Mr. e.