[St. 39-42] |
libro i. canto xxvii |
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Ma, così ragionando con diletto
De la battaglia che era stata al piano,
Non scio come, ad Orlando venne detto,
Che là giuso era il sir de Montealbano.
La dama se commosse nello aspetto,
Odendol nominare a mano a mano;
Ma come quella che era saggia e trista,1
Coperse il suo pensier con falsa vista.
E disse al conte: Io ho malenconia,
Chè oggi stetti a le mura tutto ’l giorno,
E mai tra gli altri io non te cognoscia,
Cotanta gente ti stava d’intorno.
Ma se volesse la ventura mia
Che una sol fiata, de tutte arme adorno,
Io te vedessi bene adoperare,
Dio d’altra cosa non voria pregare.
Benchè spietata sia Marfisa e dura,
Io certamente pur voglio provare
Se per un giorno mi farà sicura,2
Tanto ch’io possa una zuffa mirare;
E solo or penso a cui doni la cura
Che vada la salvezza ad impetrare.
Qual serà quel che a lei ne vada avante?
Io mandarò lo ardito Sacripante.
Così fu dimandato incontinente
Re Sacripante ad Angelica bella.
Questo avea il core e le medolle ardente
D’amor soperchio per quella donzella,
Come odireti nel libro sequente.
Or, seguitando la nostra novella,
La dama, ragionando a lui, divisa
Quel che impetrar desidri da Marfisa.
- ↑ Ml. e Mr. che saza; P. che è.
- ↑ Ml., Mr. e P. per un.