[St. 51-54] |
libro i. canto xxvi |
459 |
A disusato modo e troppo orribile
Tra loro era inasprita la battaglia;
Et al contar serìa cosa incredibile1
Quelle arme che Marfisa al conte taglia.
Lui d’altra parte ognior vien più terribile,
Benchè romper non può piastra, nè maglia;
Pur mena colpi di tanta roina,
Che a forza fa piegar quella regina.
Cresce ogni ora lo assalto più diverso,
E’ crudel colpi fuor d’ogni misura.
Ecco passar Ranaldo in sul traverso,
Proprio davanti alla battaglia scura;2
E Trufaldino avea tutto disperso
La testa e il busto insino alla cintura;
Chè per le spine e’ sassi in quel distretto
Rimase eran le braccia, il capo e il petto.
A gran furor Ranaldo trapassava,
Cridando sì, che intorno è bene inteso,
E dicea: Cavallieri, or non vi grava
Che non abbiati questo re diffeso,
Qual di bontate vi rasomigliava?
Ove è lo ardire e quello animo acceso
Che dimostraste ne l’extremo vanto,
Quando sfidasti il mondo tutto quanto?
Orlando intese quel parlare altiero,
Che lo spronava in tanta villania,
Onde a Marfisa disse: Cavalliero
(Perchè altramente non la cognoscia),
Io me sfidai con quello altro primiero,
Compir voglio con lui l’impresa mia;
Come io lo occido, se ’l mio Dio mi vaglia,
Con teco finirò l’altra battaglia. 3
- ↑ P. Cresce ad ognor.
- ↑ T. e Ml. oscura.
- ↑ T. e Ml. fornirò.