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orlando innamorato |
[St. 7-10] |
Già l’aria se rischiara a poco a poco,
E vien l’alba vermiglia al bel sereno;
Le stelle al sol nascente donan loco,
De le quali era il ciel prima ripieno.
Alora il conte, come avesse il foco
Veduto intorno a sè, nè più, nè meno,
Battendo e’ denti e crollando la testa
L’elmo s’allaccia con molta tempesta.
Prese Baiardo alla sella ferrata,
Sopra gli salta con molta arroganza;
E tanta fretta avea quella giornata,
Che seco non portò scudo, nè lanza.
Venne alla porta, e quella era serrata,
Perchè la rocca avea cotale usanza,
Che ponte non callava o porta apriva,
Sin che il sol chiaro e il giorno non usciva.
Avrebbe il conte quel ponte reciso
E spezzata la porta e misso al piano,1
Se non che la sua dama n’ebbe aviso,
E venne ad esso con sembiante umano.
Quando lui vide l’angelico viso,
Quasi li cadde il bon brando di mano,2
E poi che fu saltato della sella
Ingenocchiosse avanti alla donzella.
Lei abbracciava quel franco guerriero,3
Dicendoli: Baron, dove ne vai?
Tu m’hai promesso, e sei mio cavalliero;
Questo giorno per me combattarai,
E per l’amor di me questo cimiero
E questo ricco scudo portarai.
Abbi sempre il pensiero a cui te ’l dona,
Et opra ben per lei la tua persona.4
- ↑ P. missa.
- ↑ T., Ml. e Mr. cade.
- ↑ Mr. e P. Lei l’ab.
- ↑ T. Ml. Et opra.