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orlando innamorato |
[St. 39-42] |
Stavasi ’l conte quieto e vergognoso,
Mentre la dama intorno il maneggiava;
E benchè fosse di questo gioioso,
Crescere in alcun loco non mostrava.
Intra nel fine in quel bagno odoroso,
E sè dal collo in giù tutto lavava,1
E poi che asciutto fu, con gran diletto
Per poco spazio se colca nel letto.
E dopo questo la donzella il mena
Intro una ricca zambra et apparata,
Dove posarno con piacere a cena,
Chè vi era ogni vivanda delicata.
Nel fin la dama con faccia serena,
Standosi al collo a quel conte abracciata,
Lo prega e lo scongiura con bel dire
Chè d’una cosa la voglia servire.
— D’una sol cosa, il mio conte, dicia,
Fammi promessa, e non me la negare,
Se vôi che più sia tua ch’io non son mia,
Chè a tal servigio me puoi comparare;2
Nè creder che aggia tanta scortesia,
Che da te voglia quel che non puoi fare;
Ma sol cheggio da te che per mio amore
Mostri ad un giorno tutto il tuo valore.
E che non abbi al mondo alcun riguardo,
Ma ch’io veda di te l’ultima prova,
Perch’io starò a veder se sei gagliardo,
Nè creder che d’adosso occhio te mova,
Sin che a terra non vada ogni stendardo
De la gente che in campo se ritrova;
E ben so che farai ciò, se tu vôi,
Perchè io conosco quel che vali e pôi.
- ↑ P. Essa dal collo in giù tutto ’l lavava.
- ↑ P. comperare.