[St. 31-34] |
libro i. canto ii |
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Ciascuno afferma il ditto de Carlone,
Sì come de segnore alto e prudente:
Lodano tutti quella invenzïone.
L’ordine dasse: nel giorno seguente
Chi vôl giostrar se trovi su l’arcione.
E fu ordinato che primieramente
Tenesse ’l rengo Serpentino ardito1
A real giostra dal ferro polito.
Venne il giorno sereno e l’alba gaglia:
Il più bel sol giamai non fu levato.
Prima il re Carlo entrò ne la travaglia,
Fuor che de gambe, tutto disarmato,
Sopra de un gran corsier coperto a maglia,
Ed ha in mano un bastone e il brando a lato.2
Intorno a’ pedi aveva per serventi
Conti, baroni e cavallier possenti.
Eccoti Serpentin che al campo viene,
Armato e da veder meraviglioso:
Il gran corsier su la briglia sostiene;
Quello alcia i piedi, de andare animoso.
Or qua, or là la piaza tutta tiene,
Gli occhi ha abragiati, e il fren forte è schiumoso;
Ringie il feroce e non ritrova loco,3
Borfa le nari e par che gietti foco.4
Ben lo somiglia il cavalliero ardito,
Che sopra li venìa col viso acerbo;5
Di splendide arme tutto era guarnito,
Nello arcion fermo e ne l’atto superbo.
Fanciulli e donne, ogni om lo segna a dito;
Di tal valor si mostra e di tal nerbo,
Che ciascadun ben iudica a la vista,
Che altri che lui quel pregio non acquista.
- ↑ T. regno.
- ↑ P. Con un bastone in mano e.
- ↑ T. e P. Rugie.
- ↑ P. Brofa.
- ↑ T. MI. e P. con.