[St. 19-22] |
libro i. canto xxv |
435 |
Ma il cavallier, che vide la donzella,
Ben tosto la cognobbe nel sembiante,1
Che questa è Leodilla, quella bella,
Quale è figliola del re Manodante;
Onde ad Orlando subito favella
Con minaccievol voce et arrogante:
Questa è mia dama, che robbata m’hai!
Presto la lascia, o presto morirai.
— Se l’è tua, disse il conte, e tua si sia,2
Chè già per lei non voglio prender brica;
Totila per Macone! e vanne via,
Che me pare alle spalle aver l’ortica;
E te ringrazio di tal cortesia,
Poi che me assolvi di tanta fatica.
Con essa ove te piace ne puoi gire,3
Pur che con meco non voglia venire.4
Il cavalliero, odendo il ragionare
Che facea Orlando, di tanta viltade,
Qual ne la vista sì feroce appare,
Gran meraviglia ne ebbe in veritade.
Prese la dama, e senza altro parlare
Via caminarno per diverse strade;
L’uno a levante, ad Albraca ne gia,
L’altro a ponente, verso Circasia.
Ordauro era nomato il cavalliero,
Questo che al conte la donzella tolse,
Nè tolta già l’avria per esser fiero,
Ma perchè Orlando contrastar non volse,5
Quale avea ad Angelica il pensiero;
Però dalla battaglia se disciolse,
E parli più d’uno anno ciascuna ora,
Che arivi dove Angelica dimora.
- ↑ T. e Ml. presto.
- ↑ Mr. Se sei tu.... e tu ti sia; P. Se si è.
- ↑ Ml. puo; Mr. poi.
- ↑ T., Ml. e P. vogli.
- ↑ P. ver Levante.