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434 orlando innamorato [St. 15-18]

         Senza capo è la strata et infinita,
     De onore e de diletto al tutto priva.
     Chi va per essa, a caminar s’aita,
     Ma dove gionger vol, mai non ariva;
     Sì che la voglio al tutto aver smarita,
     Nè gli vo’ caminar per sin ch’io viva;1
     E acciochè meglio intendi il mio parlare,
     Dico che ’l cervo non voglio cacciare.

         Prendi il tuo corno, ch’io lascio ad altrui
     Questa ventura di tanta ricchezza,
     Perch’io ora non sono e mai non fui
     Da cortesia partito e gentilezza;
     E vile e discortese è ben colui
     Qual la sua dama più che ’l cor non prezza;2
     Et io so che m’aspetta or la mia dama,
     E parmi odir la voce che mi chiama.

         Ben me ricorda come io la lasciai3
     Con guerra nella rocca assedïata:
     Ora che indovinar me sapria mai4
     Come sia quella zuffa aterminata?
     Il campo e la battaglia abandonai
     Per seguire Agrican quella giornata;
     E combatteva l’una e l’altra gente,
     Sì che non so di lor chi sia perdente.

         Così con seco istesso ragionava
     Il conte, assai pensoso ne la ciera,5
     E la donzella alla croppa invitava,
     La qual pur vi salì mal volentiera.
     Lasciò quell’altra, e già via caminava;
     Ecco ad un ponte, sopra una rivera,
     Passava un cavalliero in vista arguta:
     Cortesemente Orlando lo saluta.

  1. Ml. ìnfin; P. per fin.
  2. P. l’or.
  3. T. e Ml. ricorda.
  4. P. chi ind. Ml. omm. me; Mr. non sapria
  5. T. chiera.