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[St. 15-18] libro i. canto xxiv 419

15 Colcossi a l’erba verde il conte Orlando,
     Nè mai se mosse insino al dì nascente.
     Lui dormia forte, sempre sornachiando;
     Ma la donzella non dormì nïente,
     Perchè stava sospesa, imaginando
     Che questo cavallier tanto valente
     Non fosse al tutto sì crudo de core,
     Che non pigliasse alcun piacer de amore.

16 Ma poi che la chiara alba era levata,
     E vide del baron le triste prove,
     In groppa gli montò disconsolata,
     E se saputo avesse andare altrove,
     Via volentieri ne serebbe andata;
     Ma, come io dico, non sapeva il dove.
     Malinconiosa e tacita si stava:
     Il conte la cagion gli domandava.

17 Ella rispose: - Il vostro sornacchiare
     Non mi lasciò questa notte dormire,
     Et, oltra a ciò, me sentia piziccare. -
     Dicendo questo e volendo altro dire,
     Avanti a loro una donzella appare,
     Che fuor de un bel boschetto ebbe ad uscire,
     Sopra de un palafren di seta adorno;
     Un libro ha in mano ed alle spalle un corno.

18 Bianco era il corno e d’un ricco lavoro,
     Troppo mirabilmente fabricato;
     Di smalto colorito e splendido oro
     Da ciascun capo e in mezo era legato;
     E ben valeva infinito tesoro,
     De tante ricche pietre era adornato:
     E, come io dissi, il porta una donzella
     Sopra de l’altre grazïosa e bella.