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410 orlando innamorato [St. 35-38]

         Piastra non lo diffese o maglia grossa,
     Ma crudelmente al fianco l’ha ferito.
     Alor che ebbe Ranaldo la percossa,
     Grifone aponto se fo risentito,
     Ch’era stato gran pezzo in molta angossa
     E fuora de intelletto, sbalordito;
     Via passò Chiarïon, rotta ha la lancia,1
     Chè tenire il destrier non ha possancia.

         Or, come io dissi, Grifon se risente,
     Alor che via ne andava Chiarïone,
     E non sapea de Aquilante nïente,
     Nè de questo altro ancor la questïone,
     Chè mosso non serebbe certamente;2
     Ma così come uscì de stordigione,
     Per vendicarse il colpo che avea còlto,
     Verso a Ranaldo furïoso è vòlto.

         Non era ancora il sir de Montealbano
     Aconcio ne l’arcione e rassettato,
     Per quello incontro sì crudo e villano
     Che quasi fuor di sella andò nel prato,
     Quando gionse Grifon col brando in mano;
     Trovandolo improviso e sbarattato,
     Gli donò un colpo orribile e possente:
     Voltosse il fio de Amon come un serpente.

         Come un serpente per la coda preso,
     Che gonfia il collo e il busto velenoso,
     Cotal Ranaldo, de grand’ira acceso,
     A Grifon se rivolse nequitoso;
     E ben l’avrebbe per terra disteso,
     Tanto menava un colpo furïoso;
     Se non che Chiarïon, ch’era voltato,
     Giongendo sturbò il gioco cominciato.

  1. Ml. e P. rotta la.
  2. Ml. e Mr. seria; P. Che non si saria mosso.