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408 orlando innamorato [St. 27-30]

         Sì che non fo questo assalto minore,
     Ma più crudele assai et inumano,
     Perchè Aquilante avea molto dolore,
     Credendo essere occiso il suo germano;
     E come disperato, a gran furore
     Combattea contra il sir de Montealbano,
     Ferendo ad ambe man con molta fretta,
     Per morir presto, o far presto vendetta.

         Da l’altra parte a Ranaldo parea
     Ricever da costoro a torto ingiuria,
     Però più dello usato combattea
     Terribilmente, acceso in maggior furia;
     Contra sè tutti quanti li vedea,
     E lui soletto non ha chi lo alturia
     Se non Fusberta e il suo core animoso,
     Però combatte irato e furïoso.1

         Or via, diceva lui, brutta canaglia!
     Mandati ancor de li altri a ricercare,
     Che vengano a fornir nostra battaglia;2
     O venitene insieme, se vi pare,3
     Che tutti non vi stimo un fil de paglia.
     Come poteti gli occhi al celo alciare
     De vergogna, o vedere vi lasciati,
     Sendo tra gli altri sì vituperati?

         Non respondeva Aquilante nïente,
     Benchè egli odisse quel parlar superbo,
     Ma, stringendo de orgoglio dente a dente,
     Con quanta possa aveva e quanto nerbo
     Ferì Ranaldo ne l’elmo lucente
     De un colpo furïoso e tanto acerbo,
     Che Ranaldo le braccia al celo aperse
     Per la gran pena che al colpo sofferse.

  1. P. combattea.
  2. Ml., Mr. e P. vostra.
  3. Mr. O venir; P. O venite.