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orlando innamorato |
[St. 11-14] |
E lo tenìa sì stretto e sì serrato,
Che non puoteva se stesso aiutare.
Più volte il cavallier se fo provato
Con ogni forza de sua man campare;
Ma quanto un fanciulletto adesso nato
Potrebbe a petto a uno omo contrastare,
Tanto il selvaggio di extrema possanza
E di gran forza Brandimarte avanza.
Via ne ’l portava e stimavalo tanto
Quanto fa il lupo la vil pecorella.
Ora chi odisse il smisurato pianto
Che facea lamentando la donzella,
A Dio chiamando aiuto, ad ogni Santo
In cui sperava, alla Fede novella:
Chi odisse il pianto e ’l piatoso sermone,1
Ciascuno avria di lei compassïone.
Tuttavia quel selvaggio omo il portava;2
Per le braccia a traverso l’avia preso;3
Lui quanto più puotea si dimenava,
D’ira, de orgoglio e di vergogna acceso;
Ma quel suo dimenar poco giovava,
Perchè il selvaggio lo tenìa sospeso
Alto da terra, perchè era maggiore,
Correndo tuttavia con gran furore.
Gionse correndo, col barone in braccio,
Dove era un’alta pietra smisurata;
Correa nella radice un gran rivaccio,
Che l’avea da quel canto dirupata,4
Sì che da cima al fondo avea di spaccio
Seicento braccia la ripa tagliata.
Quivi il selvaggio ne portò il barone
Per trabuccarlo giuso a quel vallone.
- ↑ T. e Ml. piatoso.
- ↑ Mr. salvagion (salvagio om?); P. selvaggio lo.
- ↑ Mr. Per che le bracie a tr. lhavia; P. Perchè le braccia a tr. avea.
- ↑ Ml. lhavia; Mr. la via da q. c. ha.