[St. 39-42] |
libro i. canto xxii |
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Così dicendo, con molta tempesta,
Trottando forte, alla torre tornava;
Ma io, che era de lui assai più presta,
Già dentro dalla rocca lo aspettava;
E sopra il braccio tenendo la testa,
Malanconosa in vista me mostrava.
Come fu dentro et ebbemi veduta,
Meravigliosse e disse: Iddio me aiuta!
Chi avria creduto mai tal meraviglia,
Nè che tanto potesse la natura,
Che una germana sì l’altra somiglia
De viso, de fazione e di statura?
Pur nel cor gran sospetto ancor mi piglia,
Et ho, senza cagione, alta paura,
Però che io credo, e certo giurarei,
Che quella che è là giù, fosse costei.
Poi verso me diceva: Io te scongiuro,
Se mai speri aver ben che te conforte:
Fosti oggi ancor di for da questo muro?
Chi te condusse, e chi aperse le porte?1
Dimmi la verità, ch’io te assicuro
Che danno non avrai, pena, nè morte;
Ma stu mentisci, et io lo sappia mai,2
Da me non aspettare altro che guai.
Ora non dimandar come io giurava
Il celo e’ soi pianeti tutti quanti:
Quel che si fa per ben, Dio non aggrava,
Anzi ride il spergiuro degli amanti.
Così te dico ch’io non dubitava
Giurare e l’Alcorano e’ libri santi,
Che dapoi ch’era intrata in quel girone,3
Non era uscita per nulla stagione.
- ↑ P. omm. e.
- ↑ Ml. e Mr. mentisse; P. mentissi.
- ↑ Mr. che intrata.