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[St. 39-42] libro i. canto xxii 395

39 Così dicendo, con molta tempesta,
     Trottando forte, alla torre tornava;
     Ma io, che era de lui assai più presta,
     Già dentro dalla rocca lo aspettava;
     E sopra il braccio tenendo la testa,
     Malanconosa in vista me mostrava.
     Come fu dentro ed ebbemi veduta,
     Meravigliosse e disse: "Iddio me aiuta!

40 Chi avria creduto mai tal meraviglia,
     Nè che tanto potesse la natura,
     Che una germana sì l’altra somiglia
     De viso, de fazione e di statura?
     Pur nel cor gran sospetto ancor mi piglia,
     Ed ho, senza cagione, alta paura,
     Però che io credo, e certo giurarei,
     Che quella che è là giù, fosse costei."

41 Poi verso me diceva: "Io te scongiuro,
     Se mai speri aver ben che te conforte:
     Fosti oggi ancor di for da questo muro?
     Chi te condusse, e chi aperse le porte?
     Dimmi la verità, ch’io te assicuro
     Che danno non avrai, pena, nè morte;
     Ma stu mentisci, ed io lo sappia mai,
     Da me non aspettare altro che guai."

42 Ora non dimandar come io giurava
     Il celo e’ soi pianeti tutti quanti:
     Quel che si fa per ben, Dio non aggrava,
     Anci ride il spergiuro degli amanti.
     Così te dico ch’io non dubitava
     Giurare e l’Alcorano e’ libri santi,
     Che dapoi ch’era intrata in quel girone
     Non era uscita per nulla stagione.

20. P. omm. e. — 23. MI o Mr. inenti88e', P. mentiBii. — tìl. Mr. che

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