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orlando innamorato |
[St. 35-38] |
Ordauro se mostrava stupefatto,
Dicendo: O Dio, che reggi il cel sereno,
Come hai costui de l’intelletto tratto,
Che fu de tal prudenza e senno pieno?1
Or de ogni sentimento è sì disfatto,2
Come occhi non avesse, più nè meno.
Odi (diceva), o Folderico, e vedi:
Questa è mia moglie, e che sia tua credi.3
Essa è figliola del re Manodante,
Che signoreggia le Isole Lontane;
Forse che in vista te inganna il sembiante,
Perchè aggio inteso che fôr due germane
Tanto di faccia e membre simigliante,
Che, veggendole ’l patre la dimane
E la sua matre, che fatte le avia,
L’una da l’altra non ricognoscia.
Sì che ben guarda e iudica con teco,
Prima che a torto cotanto ti doglie,
Perchè contra al dover turbato èi meco.
Diceva il vecchio: Non mi vender soglie,4
Ch’io vedo pur di certo, e non son ceco,
Che questa è veramente la mia moglie:
Ma pur, per non parer paccio ostinato,
Vado alla torre, e mo serò tornato.
E se non la riveggio in quel girone,
Non te stimar di aver meco mai pace:
In ogni terra, in ogni regïone
Te perseguitarò, per Dio verace;
Ma se io la ritrovo, per Macone5
De averti detto oltraggio mi dispiace;
Ma fa che questa quindi non si mova
Insin ch’io torni e vedane la prova.
- ↑ T. e Mr. presenzia.
- ↑ T. e Ml. omm. è.
- ↑ P. ti credi. —
- ↑ Ml. foglie.
- ↑ P. là la.