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394 orlando innamorato [St. 35-38]

         Ordauro se mostrava stupefatto,
     Dicendo: O Dio, che reggi il cel sereno,
     Come hai costui de l’intelletto tratto,
     Che fu de tal prudenza e senno pieno?1
     Or de ogni sentimento è sì disfatto,2
     Come occhi non avesse, più nè meno.
     Odi (diceva), o Folderico, e vedi:
     Questa è mia moglie, e che sia tua credi.3

         Essa è figliola del re Manodante,
     Che signoreggia le Isole Lontane;
     Forse che in vista te inganna il sembiante,
     Perchè aggio inteso che fôr due germane
     Tanto di faccia e membre simigliante,
     Che, veggendole ’l patre la dimane
     E la sua matre, che fatte le avia,
     L’una da l’altra non ricognoscia.

         Sì che ben guarda e iudica con teco,
     Prima che a torto cotanto ti doglie,
     Perchè contra al dover turbato èi meco.
     Diceva il vecchio: Non mi vender soglie,4
     Ch’io vedo pur di certo, e non son ceco,
     Che questa è veramente la mia moglie:
     Ma pur, per non parer paccio ostinato,
     Vado alla torre, e mo serò tornato.

         E se non la riveggio in quel girone,
     Non te stimar di aver meco mai pace:
     In ogni terra, in ogni regïone
     Te perseguitarò, per Dio verace;
     Ma se io la ritrovo, per Macone5
     De averti detto oltraggio mi dispiace;
     Ma fa che questa quindi non si mova
     Insin ch’io torni e vedane la prova.

  1. T. e Mr. presenzia.
  2. T. e Ml. omm. è.
  3. P. ti credi. —
  4. Ml. foglie.
  5. P. là la.