[St. 23-26] |
libro i. canto xxii |
391 |
Queste parole e molte altre dicia
Sempre fra denti, con voce orgogliosa.
Ordauro al suo parlar non attendia,
Ma con mente scaltrita et amorosa,
Sotto la terra avea fatto una via,
A ciascuno altro incognita e nascosa.
Per una tomba chiusa intorno e scura,
Gionse una notte dentro ad Altamura.
E benchè egli arivasse d’improviso,
Ch’io non stimavo quella cosa mai,
Io il ricevetti ben con meglior viso
Ch’io non facevo Folderico assai.
Ancora esser mi par nel paradiso,
Quando ramento come io lo baciai,
E come lui baciomme nella bocca;
Quella dolcezza ancor nel cor mi tocca.
Questo ti giuro e dico per certanza,
Ch’io ero ancora vergine e polzella;1
Chè Folderico non avea possanza,
Et, essendo io fanciulla e tenerella,
Me avea gabata con menzogna e zanza,
Dandomi intender con festa e novella,
Che sol baciando e sol toccando il petto
De amor si dava l’ultimo diletto.
Alora il suo parlar vidi esser vano,
Con quel piacer che ancor nel cor mi serbo.
Noi cominciammo il gioco a mano a mano;2
Ordauro era frezzoso e di gran nerbo,3
Sì che al principio pur mi parve strano,
Come io avessi morduto un pomo acerbo;
Ma nella fin tal dolce ebbi a sentire,
Ch’io me disfeci e credetti morire.
- ↑ T. e Mr. ponzella.
- ↑ T., Ml. e Mr. cominciamo.
- ↑ Ml. friccioso.