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orlando innamorato |
[St. 55-58] |
Perchè, fingendo la faccia vermiglia
E gli occhi quanto io pote’ vergognosi,1
Con quel parlar che a pianto se assomiglia,
Nanti al mio patre ingenocchion mi posi,
E dissi a lui: Segnor, s’io son tua figlia,
Se sempre il tuo volere al mio preposi,
Come fatto ho di certo in abandono,2
Non mi negare a l’ultimo un sol dono.
Questo serà che non me dia marito
Che prima meco al corso non contenda;
E sia per legge fermo e stabilito
Che il vincitor per sua moglie mi prenda;
Ma fa che ’l vinto sappia che il partito
Sia di lasciar la vita per amenda,
E sia palese per tutte le bande:
Chi non è corridor, non me domande.
Questa richiesta fu crudele e dura,
Ma non la seppe il mio patre negare,
E fecela per voce e per scrittura3
Quasi per l’universo divulgare.
Ora me tenni lieta e ben secura
Poter marito a mia voglia pigliare,
Perchè io son tanto nel corso legiera,
Che apena è più veloce alcuna fiera.
E mi ricordo che nel prato piano
Che è presso alla città di Damosire,
Presi una cerva, correndo, con mano,
Et altre cose assai che non vo’ dire.
Or, come io dissi, Ordauro, quel soprano,
Con Folderico insieme ebbe a venire.
L’uno è canuto e di molti anni pieno,
L’altro nel viso angelico e sereno.
- ↑ T. puoti.
- ↑ Ml. e Mr. o fatto o di; P. ho fatto di.
- ↑ Ml. e Mr. fecila. — Ml. e Mr. al prato; P. già al.