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orlando innamorato |
[St. 3-6] |
E’ si feriano insieme a gran furore,1
Guardandosi l’un l’altro in vista cruda;2
E, credendo ciascuno esser megliore,
Trema per ira, e per affanno suda.
Or lo Argalia con tutto suo valore
Ferì il nemico in su la testa nuda,
E ben si crede, senza dubitanza,
Aver finita a quel colpo la danza.
Ma poi che vidde il suo brando polito
Senza alcun sangue ritornar al celo,
Per meraviglia fu tanto smarito
Che in capo e in dosso se li aricciò il pelo.
In questo Feraguto l’ha assalito;
Ben crede fender l’arme come un gelo,
E crida: Ora a Macon ti raccomando,
Chè a questo colpo a star con lui ti mando.
Così dicendo, quel barone aitante
Ferisce ad ambe man con forza molta;
Se stato fosse un monte de diamante,
Tutto l’avria tagliato in quella volta.
L’elmo affatato a quel brando troncante
Ogni possanza di tagliare ha tolta.
Se Feragù turbosse, io non lo scrivo;
Per gran stupor non sa se è morto o vivo.
Ma poi che ciascadun fu dimorato
Tacito alquanto, senza colpezare
(Chè l’un de l’altro è sì meravigliato,
Che non ardiva a pena di parlare),
L’Argalia prima a Ferragù dricciato
Disse: Barone, io ti vo’ palesare,
Che tutte le arme che ho, da capo e piedi,
Sono incantate, quante tu ne vedi.
- ↑ T., MI. e P. con furore.
- ↑ P. Guardando l’un coll’altro.
MI. P. trinciante.