368 |
orlando innamorato |
[St. 7-10] |
Sei cavallieri uscîr di quel girone,
E calarno de il sasso alla pianura:
Primo Aquilante e il suo fratel Grifone,
Che hanno e’ destrier fatati e l’armatura,
Oberto e il re Adrïano e Chiarïone;
In mezo è Trufaldin con gran paura.
Come nel campo fôr gionti di saldo,
Grifon cognobbe in vista il bon Ranaldo.
Verso Aquilante disse: Odi, germano:
Se io vedo drittamente, ora mi pare
Che questo sia il segnor di Montealbano;
E ben serebbe de girlo a trovare,
E con carezze e con parlare umano
Veder se pace se puote trattare;
Però che, a dirti il vero, io me sconforto
Per la battaglia che prendiamo a torto.
Disse Aquilante: A me pare ancora esso,
E più proprio me par, quanto più guardo;
Ma non ardisco a dirlo per espresso,
Chè non ha sotto il suo destrier Baiardo.
Or cavalchiam pur, chè, gionti da presso
Ben lo cognosceremo senza tardo:
E parla poi con lui, come te piace,
De accordo, o di battaglia, o guerra, o pace.
Così van verso lui, sempre parlando,1
E già l’un l’altro se recognoscia;2
Unde andarno da parte, e ragionando
La sua sorte avenire, ogni om dicia
Perchè qua fosse gionto, e come, e quando;
Ma ciascadun de’ tre gran pena avia,
Poi che trovar non scian ragion che vaglia,
Che tra lor cessi la mortal battaglia.
- ↑ T. va.
- ↑ T. e Ml. racognoscia.