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360 orlando innamorato [St. 35-38]

         Così cridando salta alla pianura,
     Trà Durindana e il forte scudo imbraccia.1
     Quando il gigante vide sua figura,
     Che parea vampa viva ne la faccia,
     Prese a mirarlo con tanta paura,
     Che le spalle voltò fuggendo in caccia;
     Ma in poco spazio lo ebbe giunto Orlando:
     Ambe le coscie li tagliò col brando.

         Poi morite il gigante in poco d’ora,
     Il sangue e il spirto a un tratto li è mancato.
     Lasciamo lui, che in sul prato adolora:
     Diciam del conte, che avia ritrovato
     Che il franco Brandimarte è vivo ancora.
     Molto fu lieto et ebbel rilevato;
     Dando acqua fresca al viso sbigotito,
     Torna il colore e il spirto che è fuggito.

         Poi vi dirò come quella donzella
     Medicò Brandimarte, e con qual guisa;
     Come lui di dolor la morte appella,
     Credendo aver perduta Fiordelisa:
     Ma nel presente io torno alla novella
     Che davanti lasciai, quando Marfisa
     Col pro’ Ranaldo insieme e con sua schiera2
     Mena fraccasso per quella rivera.

         Correva grossa e tutta sanguinosa
     La rivera de Drada per quel giorno,
     E piena è della gente dolorosa,
     Cavalli e cavallier, con tanto scorno,
     Che fuggian da Marfisa furïosa.
     Lei con la spada fulminava intorno;
     Come il foco la stoppia secca spazza,
     Così col brando se fa far lei piazza.3

  1. Mr. omm. e.
  2. T., Mr. e P. omm. e.
  3. P. far la piazza.