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[St. 7-10] libro i. canto xx 353

         Così legata al sonno per una ora
     Fu la donzella da quel rio vecchiaccio;
     E, per non fare al suo desio dimora,1
     Subitamente se la prese in braccio.
     Salisce al bosco, e guarda ad ora ad ora
     Se il cavallier se leva a darli impaccio;
     Con la radice non l’avea tocco esso,
     Nè pur li basta il cor de girli apresso.

         Ora il vecchio la dama ne portava,
     Et era entrato in un bosco maggiore.2
     Tanto andò, che la dama se svegliava,
     E per gran novità tremava il core.
     Poi vi dirò la cosa come andava,
     E come tratta fu de tanto orrore,3
     Ch’io vo’ tornare a Brandimarte ardito,
     Che un gran romor dormendo ebbe sentito.

         A quel romore è il cavallier svegliato,
     E pauroso se ebbe a risentire;
     Come la dama non se vide a lato,
     Della gran doglia credette morire.
     Piglia il destriero e fu subito armato,
     E verso quel romor ne prese a gire,
     Chè proprio odir la voce gli assembrava
     De una donzella che se lamentava.

         Come fo gionto, vide tre giganti
     Che avean molti gambeli in su la strata:
     Duo venian drietro, et un giva davanti,
     Menando una donzella scapigliata;
     E parve a Brandimarte ne’ sembianti
     Che Fiordelisa sia la sciagurata,
     Che sopra a quel gambel cridava forte,
     Chiedendo in grazia a Dio sempre la morte.

  1. T. vecchiazzo.
  2. Mr. Era entr.
  3. T. o Ml. errore.