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orlando innamorato |
[St. 43-46] |
E così spesi la mia fanciulezza
In caccie, in giochi de arme e in cavalcare;
Nè mi par che convenga a gentilezza
Star tutto il giorno ne’ libri a pensare;
Ma la forza del corpo e la destrezza
Conviense al cavalliero exercitare.
Dottrina al prete et al dottore sta bene:
Io tanto saccio quanto mi conviene.1
Rispose Orlando: Io tiro teco a un segno,
Che l’arme son de l’omo il primo onore;
Ma non già che il saper faccia men degno,2
Anci lo adorna come un prato il fiore;
Et è simile a un bove, a un sasso, a un legno,
Chi non pensa allo eterno Creatore;
Nè ben se può pensar, senza dottrina,
La summa maiestate alta e divina.
Disse Agricane: Egli è gran scortesia
A voler contrastar con avantaggio.
Io te ho scoperto la natura mia,
E te cognosco che sei dotto e saggio.
Se più parlassi, io non risponderia;
Piacendoti dormir, dòrmite ad aggio,
E se meco parlare hai pur diletto,
De arme, o de amore a ragionar t’aspetto.
Ora te prego che a quel ch’io dimando
Rispondi il vero, a fè de omo pregiato:
Se tu sei veramente quello Orlando
Che vien tanto nel mondo nominato;
E perchè qua sei gionto, e come, e quando,
E se mai fosti ancora inamorato;
Perchè ogni cavallier che è senza amore,
Se in vista è vivo, vivo è senza core.
- ↑ T. faccio.
- ↑ P. faccia un.