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orlando innamorato |
[St. 35-38] |
Però te voglio la vita lasciare,
Ma non tornasti più per darmi inciampo!
Questo la fuga mi fe’ simulare,1
Nè vi ebbi altro partito a darti scampo.
Se pur te piace meco battagliare,
Morto ne rimarrai su questo campo;
Ma siami testimonio il celo e il sole
Che darti morte me dispiace e duole.
Il conte li rispose molto umano,
Perchè avea preso già de lui pietate:
Quanto sei — disse — più franco e soprano,
Più di te me rincresce in veritate,
Che serai morto, e non sei cristïano,
Et andarai tra l’anime dannate;
Ma se vôi il corpo e l’anima salvare,
Piglia battesmo, e lasciarotte andare.
Disse Agricane, e riguardollo in viso:
Se tu sei cristïano, Orlando sei.
Chi me facesse re del paradiso,
Con tal ventura non lo cangiarei;2
Ma sino or te ricordo e dòtti aviso
Che non me parli de’ fatti de’ Dei,
Perchè potresti predicare in vano:
Diffenda il suo ciascun col brando in mano.
Nè più parole: ma trasse Tranchera,3
E verso Orlando con ardir se affronta.
Or se comincia la battaglia fiera,
Con aspri colpi di taglio e di ponta;
Ciascuno è di prodezza una lumera,
E sterno insieme, come il libro conta,
Da mezo giorno insino a notte scura,
Sempre più franchi alla battaglia dura.
- ↑ T., Ml. e Mr. si mudare.
- ↑ T. e Ml. lo.
- ↑ Ml. e P. ma trasse Tr. Mr. trasse tr.