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320 orlando innamorato [St. 3-6]

         Iroldo, come vide il compagnone
     Al crudo scontro in su la terra andare,
     E tra li armati menarlo pregione,
     Corse alla giostra senza dimorare;
     E così cadde anco esso dello arcione.
     Ora nel terzo più serà che fare;
     Se vi piace, Segnor, state ad odire
     La fiera mossa e l’aspero colpire.

         Una grossa asta portava Marfisa
     De osso e de nerbo, troppo smisurata;
     Nel scudo azuro aveva per divisa
     Una corona in tre parte spezzata;
     La cotta d’arme pure a quella guisa,
     E la coperta tutta lavorata;
     E per cimer ne l’elmo, al sommo loco,1
     Un drago verde, che giettava foco.

         Era il foco ordinato in tal maniera
     Che ardeva con romore e con gran vento;
     Quando essa entrava alla battaglia fiera,2
     Più gran furor menava e più spavento;
     Ogni malia che ha in dosso e ogni lamiera,
     Tutti eran fatti per incantamento;
     Da capo a piedi per questa armatura
     Era diffesa la dama e sicura.

         Fu il suo ronzone il più dismisurato
     Che giamai producesse la natura:
     Era tutto rosigno e saginato,
     Con testa e coda et ogni gamba scura;
     Benchè non fosse per arte affatato,
     Fu di gran possa e fiero oltra a misura.
     Sopra di questo la forte regina
     Con impeto se mosse e gran roina.

  1. Mr. a summo.
  2. Mr. e Ml. esso.