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[St. 51-54] libro i. canto xvii 315

         E cavalcando per la selva scura,
     Essendo mezo il giorno già passato,
     Viddon venir correndo alla pianura
     Sopra un cavallo uno omo tutt’armato,
     Che mostrava alla vista gran paura;
     Et era il suo caval molto affannato,
     Forte battendo l’uno e l’altro fianco;
     Ma l’omo trema, et è nel viso bianco.

         Ciascadun di novelle il dimandava,
     Ma lui non respondeva alcuna cosa,
     E pure adietro spesso risguardava.
     Dopo, alla fine, in voce paürosa,
     Perchè la lingua col cor li tremava,
     Disse: Male aggia la voglia amorosa
     Del re Agricane, chè per quello amore
     Cotanta gente è morta a gran dolore!

         Io fui, segnor, con molti altri attendato
     Intorno ad Albracà con Agricane;
     Fo Sacripante de il campo cacciato,
     Et avemmo la terra nelle mane;1
     Solo il girone ad alto fo servato.
     Et ecco ritornare una dimane
     La dama, che la rocca diffendia,
     Con nove cavallieri in compagnia:

         Tra i quali io vi conobbi il re Ballano
     E Brandimarte e Oberto da il Leone;
     Ma non cognosco un cavallier soprano,
     Che non ha di prodezza parangone.
     Tutti soletto ce cacciò del piano;
     Occise Radamanto e Saritrone
     Con altri cinque re, che in quella guerra
     Tutti in duo pezi fece andar per terra.

  1. T., Ml. e Mr. havemo.