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orlando innamorato |
[St. 31-34] |
Il principe era longe da due miglia,
Sempre cacciando il popol spaventato,
Quando quei duo baron con meraviglia
Guardano a Rubicon, che era tagliato
Per il traverso, alla terra vermiglia.
Essi mirando il colpo smisurato,1
Dicean che non era omo, anzi era Dio,
Che sì gran busto col brando partio.2
Callava già Ranaldo giù del monte,
Avendo fatta gran destruzïone;
Ciascun de’ due baron con le man gionte
Come idio l’adorarno ingenocchione,
E a lui devotamente, in voce pronte,
Diceano: O re del celo, o Dio Macone,
Che per pietate in terra sei venuto
In tanta nostra pena a darci aiuto!
Per cagion nostra giù del cel lucente
Or sei disceso a mostrarci la faccia;
Tu sei lo aiuto de l’umana gente
Nè mai salvarli il tuo volto si saccia;3
Fa ciascadun di noi recognoscente,
Dapoi che ce hai donata cotal graccia,
Sì che per merto al fin se troviam degni
Di star con teco nelli eterni regni.
Ranaldo se turbò nel primo aspetto,
Veggendosi adorare in veritate;
Ma, ascoltandoli poi, prese diletto
Del paccio aviso e gran simplicitate
De questi, che il chiamavan Macometto,
E a lor rispose con umilitate:4
Questa falsa credenza via togliete,
Ch’io son di terra, sì come voi sete.5
- ↑ T, e Ml. Essi mirando.
- ↑ Mr. ha partio.
- ↑ T. satia-gratia; Mr. sacia-gratia; Mr. sacia.
- ↑ T. alhor.
- ↑ T. si come anchor.