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orlando innamorato |
[St. 59-62] |
Manda a pregarlo che senza tardanza
Gli piaccia aiuto al suo patre donare;[1]
E se mai de lui debbe aver speranza,
Voglia quel giorno sua virtù mostrare;
E che debbia tenire in ricordanza
Che dalla rocca lo puotria guardare;[2]
Sì che se adopri, se de amore ha brama,
Poichè al iudicio sta della sua dama.
Lo inamorato conte non si posa,
E trasse Durindana con furore,
E fie’ battaglia dura e tenebrosa,
Come io vi conterò tutto il tenore.
Ma al presente io lascio qui la cosa,
Per tornare a Ranaldo di valore,
Qual, come io dissi, dentro un bel verziero
Vide giacersi al fonte un cavalliero.
Piangea quel cavallier sì duramente,
Che avria fatto un dragon di sè pietoso;
Nè di Ranaldo si accorgea nïente,
Perchè avea basso il viso lacrimoso.
Stava il principe quieto, e ponea mente
Ciò che facesse il baron doloroso;
E ben che intenda che colui se dole,
Scorger non puote sue basse parole.
Unde esso dismontava dello arcione,
E con parlar cortese il salutava;
E poi li adimandava la cagione
Perchè così piangendo lamentava.
Alciò la faccia il misero barone:
Tacendo, un pezzo Ranaldo guardava,
Poi disse: Cavallier, mia trista sorte
Me induce a prender voluntaria morte.
- ↑ Mr. omm. suo.
- ↑ Ml. e Mr. porìa; P, potrà.