[St. 55-58] |
libro i. canto xvi |
299 |
Tanto il core arrogante ha quell’altiera,1
Che non volse adoprar la sua persona
Contra ad alcuno, per nulla mainera,
Se quel non porta in capo la corona;2
E per questo ne è gita alla rivera,
E sotto un pin dormendo se abandona;
Ma prima, nel smontar che fie’ di sella,
Queste parole disse a una donzella,
(Era questa di lei sua cameriera:
Disse Marfisa): Intendi il mio sermone:
Quando vedrai fuggir la nostra schiera,
E morto, o preso lo re Galafrone,3
E che atterrata fia la sua bandiera,
Alor me desta e mename il ronzone;
Nanzi a quel ponto non mi far parola,
Chè a vincer basta mia persona sola.
Dopo questo parlare il viso bello
Colcasi al prato, e indosso ha l’armatura;4
E come fosse dentro ad un castello,
Così dormiva alla ripa sicura.
Ora torniamo a dire il gran zambello
De li Indïani, che di alta paura
Vanno a roina, senza alcun riguardo,
Sino alla schiera de il real stendardo.
Re Galafrone ha la schiuma alla bocca,
Poi che sua gente sì vede fuggire;
Ben come disperato il caval tocca,
E vol quel giorno vincere, o perire.
La figlia sua, che stava nella rocca,
Lo vide a quel gran rischio di morire,
E temendo de ciò, come è dovuto,
Al conte Orlando manda per aiuto.
- ↑ Mr. omm. ha; Ml. e P. ha il cor.
- ↑ T., Ml. e P. porta.
- ↑ P. il gran Re.
- ↑ Ml. atirata sta; Ml. a tirato via; P. a ritratta sia.