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orlando innamorato |
[St. 35-38] |
Sopra alle lancie il Negro se suspese,
Ma già per questo di colpir non resta;
Però che il gran martello a due man prese,
E ferì il Poliferno nella testa,
E tramortito per terra il distese.
Poi volta l’altro colpo con tempesta,
E nel guanciale agionse il forte Uldano,
Sì che de arcione il fie’ cadere al piano.
Quei re distesi rimasero al campo.
Passa Archiloro e mostra gran prodezza;
Come un drago infiammato adduce vampo,
Et elmi, scudi, maglie e piastre spezza,
Nè a lui si trova alcun riparo, o scampo:
Tutta la gente occide con fierezza;
Fugge ciascuno e non lo può soffrire.
Vede Agricane sua gente fuggire.
E vòlto a Orlando con dolce favella
Disse: Deh! cavalliero, in cortesia,
Se mai nel mondo amasti damisella,
O se alcuna forse ami tuttavia,
Io te scongiuro per sua faccia bella,
(Così la ponga Amore in tua balìa!):
Nostra battaglia lascia nel presente,
Perch’io doni soccorso alla mia gente.
E benchè te più oltra non cognosca,
Se non per cavallier alto e soprano,1
Da or ti dono il gran regno di Mosca,
Sino al mar di Rossia, che è l’Oceano.2
Il suo re è nello inferno a l’aria fosca:3
Tu ve il mandasti iersira con tua mano;4
Radamanto fo quel, di tanta altura,
Che col brando partisti alla cintura.
- ↑ T. lieto e sop.
- ↑ T. locceano.
- ↑ Mr. e P. omm. è.
- ↑ Ml. ne il; Mr. e P. ne ’l.