[St. 15-18] |
libro i. canto xvi |
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Così dicendo un gran colpo disserra
Ad ambe mano, et ebbe opinïone1
Mandare Orlando in due parte per terra,
Chè fender se ’l credea fin su lo arcione.
Ma il brando a quel duro elmo non s’afferra,
Chè anco egli era opra de incantazïone.
Fiello Albrizach, il falso negromante,2
E diello in dono al figlio de Agolante.
Questo lo perse, quando a quella fonte
Lo occise Orlando in braccio a Carlo Mano.
Or non più zanze: ritornamo al conte,
Che ricevuto ha quel colpo villano.
Da le piante sudava insin la fronte,
E di far sua vendetta è ben certano;
A poco a poco l’ira più se ingrossa,
A due man mena con tutta sua possa.
Da lato a l’elmo gionse il brando crudo,
E giù discese della spalla stanca;
Più de un gran terzo li tagliò del scudo,
E l’arme e’ panni, insin la carne bianca,
Sì che mostrar li fece ’l fianco nudo;
Calla giù il colpo, e discese ne l’anca,
E carne e pelle aponto li risparma,
Ma taglia il sbergo, e tutto lo disarma.3
Quando quel colpo sente il re Agricane,
Dice a se stesso: E’ mi convien spaciare.4
S’io non me affretto di menar le mane,
A questa sera non credo arivare;
Ma sue prodezze tutte seran vane,
Ch’io il voglio adesso allo inferno mandare;
E non è maglia e piastra tanto grossa,
Che a questo colpo contrastar mi possa.
- ↑ Ml. man; Mr. mane.
- ↑ Mr. omm. il.
- ↑ Mr. omm. e.
- ↑ T. spazzare.