[St. 39-42] |
libro i. canto xv |
279 |
Per bocca e naso uscia fuora il cervello,
Et ha la faccia di sangue vermiglia.
Or se comincia un altro gran zambello,
Però che Orlando quella dama piglia,
E via ne va con Brigliadoro isnello,
Tanto veloce, che è gran meraviglia.
Angelica è sicura di tal scorta,
E del castello è già gionta alla porta.
Ma Trufaldino alla torre se affaccia,
Nè già dimostra di volere aprire;
A tutti e cavallier crida e minaccia
Di farli a doglia et onta ripartire;
Con dardi e sassi a giù forte li caccia.
La dama di dolor volea morire;
Tutta tremava smorta e sbigotita,
Poi che se vede, misera! tradita.
La grossa schiera de’ nemici ariva:
Agricane è davante e il fiero Uldano;
Quella gran gente la terra copriva
Per la costa del monte e tutto il piano.
Chi fia colui che Orlando ben descriva,
Che tien la dama e Durindana in mano?
Soffia per ira e per paura geme,
Nulla di sè, ma de la dama teme.
Egli avea della dama gran paura,
Ma di se stesso temeva nïente.
Trufaldin li cacciava dalle mura,
Et alla rocca il stringe l’altra gente.
Cresce d’ogni ora la battaglia dura,
Perchè da il campo continüamente
Tanta copia di frezze e dardi abonda,
Che par che il sole e il giorno se nasconda.