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278 orlando innamorato [St. 35-38]

         Or ascoltati cosa istrana e nova,
     Che il capo a quel re manca tutto quanto,
     Nè dentro a l’elmo o altrove se ritrova,
     Così l’aveva Durindana infranto.
     Ma Santaria, che vede quella prova,
     Di gran paura trema tutto quanto,
     Nè riparar se scia da il colpo crudo,
     Se non se fa de quella dama scudo.1

         Però che Orlando già gli è gionto adosso,
     Nè diffender se può, nè può fuggire;
     Temeva il conte di averlo percosso,
     Per non far seco Angelica perire.
     Essa cridava forte a più non posso:
     Se tu me ami, baron, famel sentire!
     Occidi me, io te prego, con tue mane;
     Non mi lasciar portare a questo cane.

         Era in quel ponto Orlando sì confuso,
     Che non sapeva apena che se fare.
     Ripone il brando il conte di guerra uso,
     E sopra a Santaria se lascia andare,
     Nè con altra arma che col pugno chiuso2
     Se destina la dama conquistare;
     Re Santaria, che senza brando il vede,
     Di averlo morto o preso ben se crede.

         La dama sostenia da il manco lato,
     E nella destra mano avea la spada.
     Con essa un aspro colpo ebbe menato;
     Ma benchè il brando sia tagliente e rada,
     Già non se attacca a quel conte affatato.
     Esso non stette più nïente a bada:
     Sopra a quel re ne l’elmo un pugno serra,
     E morto il gettò sopra della terra.

  1. Mr. Se no. — lo. Ml. Occideme; P. Uccidimi.
  2. P. altre arme.