[St. 23-26] |
libro i. canto xv |
275 |
Ora ecco il re de’ Goti, Pandragone,
Che viene a Orlando crucïoso avante;
Questo se fida nel suo compagnone,
Perchè alle spalle ha il fortissimo Argante.
Orlando verso lor va di rondone,
Che già bene adocchiato avia il gigante;
Ma perchè a Pandragone agionse in prima,
Per il traverso delle spalle il cima.1
A traverso del scudo il gionse a ponto,
E l’una e l’altra spalla ebbe troncata.
Argante era con lui tanto congionto,
Che non puotè schiffarsi in questa fiata,
Ma proprio di quel colpo, come io conto,
Li fo a traverso la panza tagliata;
Però ch’Argante fu di tanta altura,
Che Pandragon li dava alla cintura.
Quel gran gigante volta il suo ronzone
E per le schiere se pone a fuggire,
Portando le budelle su lo arcione.
Mai non se arestò il conte di ferire;
Non ha, come suolea, compassïone,
Tutta la gente intorno fa morire;
Pietà non vale, o dimandar mercede:
Tanto è turbato, che lume non vede.
Non ebbe il mondo mai cosa più scura
Che fo a mirare il disperato conte;
Contra sua spada non vale armatura;
Di gente occisa ha già fatto un gran monte,
Et ha posto a ciascun tanta paura,
Che non ardiscon di mirarlo in fronte.
Par che ne l’elmo e in faccia un foco gli arda:
Ciascun fugge cridando: Guarda! guarda!
- ↑ Mr. da le spalle in; T. e Ml. delle; P. da le sp.