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18 orlando innamorato [St. 59-62]

       Il giorno se calava in ver la sera,1
     Quando di trar le sorte fu compito.
     Il duca Astolfo con la mente altiera
     Dimanda l’arme, e non fu sbigotito,
     Benchè la notte viene e il cel se anera.2
     Esso parlava, sì come omo ardito,
     Che in poco d’ora finirà la guerra,
     Giettando Oberto al primo colpo in terra.3

       Segnor, sappiate ch’Astolfo lo Inglese
     Non ebbe di bellezze il simigliante;4
     Molto fu ricco, ma più fu cortese,
     Leggiadro e nel vestire e nel sembiante.
     La forza sua non vedo assai palese,
     Chè molte fiate cadde del ferrante.
     Lui suolea dir che gli era per sciagura,5
     E tornava a cader senza paura.

       Or torniamo a la istoria. Egli era armato,6
     Ben valeano quelle arme un gran tesoro;7
     Di grosse perle il scudo è circondato,
     La maglia che se vede è tutta d’oro;
     Ma l’elmo è di valore ismesurato
     Per una zoia posta in quel lavoro,
     Che, se non mente il libro de Turpino,
     Era quanto una noce, e fu un rubino.8

       Il suo destriero è copertato a pardi,
     Che sopraposti son tutti d’ôr fino.9
     Soletto ne uscì fuor senza riguardi,
     Nulla temendo se pose in camino.10
     Era già poco giorno e molto tardi,
     Quando egli gionse al Petron di Merlino;
     E ne la gionta pose a bocca il corno,11
     Forte suonando, il cavalliero adorno.

  1. MI. e P. calava ver.
  2. P. la notte il ciel venendo annera.
  3. T. Obetro; P. a terra.
  4. T., MI. e Mr. Ben.
  5. MI. e P. Quel solea.
  6. T., MI. e P. tornando.
  7. MI. E valeano. P. E valevan.
  8. P. fu rubino.
  9. T. e Mr. sopra posti.
  10. P. e se pose.
  11. T. E con. Mr. non la gionto.