[St. 51-54] |
libro i. canto xiv |
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Non valse al bon Torindo esser ardito,
Nè sua franchezza a l’alto Sacripante,
Chè ciascadun de loro era ferito
Per la battaglia de il giorno davante,
E per sangue perduto indebilito;
E fur presi improvisi in quello istante.
Legolli Trufaldino e piedi e braccia,
E de una torre al fondo ambi li caccia.
Poi manda un messagiero ad Agricane,
Dicendo che a sua posta et a suo nome
Avia la rocca e il forte barbacane,
E che due re tenìa legati; e come1
Volea donarli presi in le sue mane.
Ma il Tartaro a quel dire alciò le chiome;
Con gli occhi accesi e con superba faccia,
Così parlando, a quel messo minaccia:2
Non piaccia a Trivigante, mio segnore,
Nè per lo mondo mai se possa dire
Che allo esser mio sia mezo un traditore:
Vincer voglio per forza e per ardire,3
Et a fronte scoperta farmi onore.
Ma te con il segnor farò pentire,
Come ribaldi, che aviti ardimento
Pur far parole a me di tradimento.
Bene aggio avuto avviso, e certo sollo,
Che non se può tenir lunga stagione;
A quella rocca impender poi farollo
Per un de’ piedi, fuora de un balcone,
E te col laccio ataccarò al suo collo;
E ciascadun li è stato compagnone
A far quel tradimento tanto scuro,
Serà de intorno impeso sopra al muro.
- ↑ T., Mr. e P. legati, come.
- ↑ Ml. e T. a quel.
- ↑ T. e Ml. e per