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[St. 43-46] libro i. canto xiv 263

         La damisella prende il conte a mano,
     Et a lui pose quello annello in dito,
     Lo annel che fa ogni incanto al tutto vano.
     Or se è in se stesso il conte risentito,
     E scorgendosi presso il viso umano,
     Che gli ha de amor sì forte il cor ferito,
     Non sa come esser possa, e apena crede
     Angelica esser quivi, e pur la vede.

         La damisella tutto il fatto intese:1
     Sì come nel giardino era venuto,
     E come Dragontina a inganno il prese,
     Alor che ogni ricordo avia perduto.
     Poi con altre parole se distese,
     Con umil prieghi richiedendo aiuto
     Contra Agricane, il qual con cruda guerra
     Avea spianata et arsa la sua terra.

         Ma Dragontina, che al palagio stava,
     Angelica ebbe vista giù nel prato.
     Tutti e' suoi cavallier presto chiamava,
     Ma ciascun se ritrova disarmato.
     Il conte Orlando su l’arcion montava,
     Et ebbe Oberto ben stretto pigliato,
     Avengachè da lui quel non se guarda;
     Lo annel li pose in dito, che non tarda.

         E già son accordati i duo guerrieri
     Trar tutti gli altri de incantazïone.
     Or quivi racontar non è mestieri2
     Come fosse nel prato la tenzone.
     Prima fôr presi i figli de Olivieri,
     L’uno Aquilante, e l’altro fo Grifone;3
     Il conte avante non li cognoscia:
     Non dimandati se allegrezza avia.

  1. Ml. e Mr. Da la damigiella; P. Da quella tutto il fatto allora.
  2. Ml. e Mr. qui.
  3. T. e Ml. L’uno e.