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orlando innamorato |
[St. 51-54] |
Sta quella dama di sua mente tratta,
Guardandosi davanti il cavalliero.
Or dentro quella selva aspra e disfatta
Stava un centauro terribile e fiero;
Forma non fo giamai più contrafatta,
Però che aveva forma di destriero
Sino alle spalle, e dove il collo uscia,1
E corpo e braccie e membra d’omo avia.2
De altro non vive che di cacciasone,
Per quel deserto che è sì grande e strano;
Tre dardi aveva, e un scudo e un gran bastone,3
Sempre cacciando andava per quel piano;
Alora alora avea preso un leone,
E così vivo sel portava in mano.
Rugge il leone e fa gran dimenare;
Per questo se ebbe la dama a voltare,
Et altramenti sopra li giongìa
Tutto improviso il diverso animale.
E forse che Ranaldo occiso avria:
Molto comodo avia di farli male.4
La damisella un gran crido mettia:
Donaci aiuto, o Re celestïale!
A quel crido se desta il baron pronto,
E già il centauro è sopra di lor gionto.
Ranaldo salta in piede e il scudo imbraccia,
Benchè il gigante l’avea fraccassato;
E quel centauro di spietata faccia
Getta il leon, che già l’ha strangolato.
Ranaldo adosso a lui tutto se caccia:
Quel fuggie un poco, e poi se è rivoltato,
E con molta roina lancia un dardo;
Stava Ranaldo con molto riguardo,
- ↑ P. omm. e.
- ↑ P. e testa d’.
- ↑ P. aveva, un scudo e un bastone.
- ↑ T. e Ml. commodo.